L'annuale studio sulla formazione continua della Federazione svizzera per la formazione continua FSEA si è concentrato sugli effetti della pandemia sul settore. I dati sono stati rilevati presso gli enti di formazione svizzeri dopo la serrata della scorsa primavera.
I risultati si basano sulle risposte di 549 istituti di formazione e riguardano le seguenti quattro aree tematiche: situazione economica, personale, partecipazione/domanda e offerta.
Da metà marzo a inizio giugno, con il divieto di erogare corsi in presenza, il 56% dei corsi di formazione continua ha dovuto essere cancellato. In estate si prevedeva che per tutto il 2020 non sarebbe stato possibile erogare un quarto dei corsi pianificati. La maggior parte degli enti prevedeva un calo della domanda e un calo medio delle vendite del 28% entro la fine dell'anno. Anche la necessità di sostegno finanziario è aumentata notevolmente a seguito della crisi derivante dal coronavirus. Nei primi mesi della pandemia, più della metà degli enti di formazione continua ha fatto ricorso ad almeno una fonte di finanziamento supplementare. L’indennità per perdita di guadagno è stata la più utilizzata - quasi un ente su due ha adottato il lavoro ridotto fino a luglio/agosto.
Nonostante, o forse proprio a causa del divieto durato tre mesi di erogare i corsi in presenza, la pandemia di coronavirus ha dato una forte spinta alla digitalizzazione delle offerte di formazione: l'85% degli enti ha adattato la propria offerta, l’adeguamento più comune è stato l'uso delle tecnologie digitali. Molti corsi sono stati spostati parzialmente o completamente online utilizzando software di videoconferenza come Zoom o Microsoft Teams. Dopo la fine del divieto di erogazione dei corsi in presenza, queste offerte sono state parzialmente mantenute o hanno proseguito in combinazione con il corso in presenza.
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